Alvaro Garcìa Linera si chiede, nell’intervento al IV Congresso del Partito della Sinistra europea pubblicato in questo numero di CNS-Ecologia Politica, cos’è la democrazia. E’ la domanda centrale oggi, per arrestare la decadenza dei costumi aggravatasi negli ultimi decenni in modo impressionante. Linera risponde che la democrazia , a sinistra, è sicuramente oggi come ieri giustizia ed eguaglianza, ma è anche molto di più. E’ tolleranza, è pluralismo ed è libertà: valori e principi che sono essi stessi “istituzioni” al pari del Parlamento. E’ dunque partecipazione attiva dei cittadini alla gestione dei beni comuni collettivi– acqua, terra, foreste, conoscenza. La democrazia, continua Linera, deve oggi bussare alle porte non solo delle fabbriche ma anche delle banche, delle imprese, e delle istituzioni. Non sono idee e proposte nuove, si potrebbe rispondere; sono però idee e proposte che non sono entrate a far parte della cultura e nella pratica politica della sinistra, ed è pertanto necessario insistervi. Tra le idee e le proposte di Linera, due sono particolarmente importanti e difficili da accettare anche a sinistra: il pluralismo e la tolleranza, che significano “aprirsi all’ascolto” dell’altro e delle voci discordanti, per arrivare ad una sintesi condivisa e invertire la deriva negativa di questa fase storica. Aprirsi all’ascolto vuol dire avere la capacità di “uscire dai recinti e aprire le finestre”, per usare le parole del titolo di un libro di Naomi Klein di dieci anni fa (Recinti e Finestre, Baldini Castoldi). Ma aprirsi all’ascolto non vuol dire invece fare compromessi al ribasso, e per questo occorre porre dei paletti. Uno di questi – anzi, il paletto per noi più importante – è il limite ecologico già indicato da Marx un secolo fa, che il capitalismo non ha mai rispettato e che è alla base della attuale crisi ecologica ed economica – della frattura metabolica tra comunità umane e comunità ecologiche, come dice Salvo Torre in un libro del 2013 (Dominio, Natura, Democrazia). La democrazia oggi non è più solo giustizia ed eguaglianza, ma anche partecipazione dei cittadini – giuricamente riconosciuta – alla gestione delle risorse, e questo richiede di integrare la democrazia “occidentale” con forti apporti di democrazia diretta. E’ una bella sfida, cui non è più possibile sottrarsi.